Uomo politico argentino. Orientatosi giovanissimo verso l'attività
politica a fianco dello zio materno L.N. Alem, leader dell'Unión Civica,
la formazione liberal-democratica che si opponeva alla corruzione amministrativa
del regime del presidente M.J. Calmán, nel 1880 venne eletto deputato. Fu
tra i protagonisti dell'insurrezione organizzata dall'Unión Civica nel
1890 contro il presidente Calmán, che fu costretto a dimettersi. Insieme
con Alem nel 1892 diede vita all'Unión Civica Radical, dedicandosi alla
causa della riforma elettorale votata nel 1912, con l'introduzione del suffragio
universale che trasformò profondamente la vita politica argentina.
Risultato di questa riforma fu la sua elezione alla presidenza nel 1916 e
l'inizio di un periodo di egemonia radicale, durante il quale egli fu per due
volte presidente (1912-22; 1928-30), istituendo un regime fortemente personale.
Data questa personalizzazione del potere e i suoi pesanti interventi nei governi
provinciali, egli fu considerato l'ultimo dei
caudillos, per quanto i
suoi atti rispettassero, almeno formalmente, la costituzione, differenziando
nettamente il Governo argentino da quelli della maggior parte dei Paesi
latino-americani, privi di qualsiasi seria legittimità costituzionale.
Avversato dai conservatori per il suo radicalismo e dai liberal-democratici per
il carattere personalistico e accentratore, il suo regime perdette anche
l'appoggio della classe lavoratrice, soprattutto dopo l'intransigenza dimostrata
di fronte agli scioperi del 1930. Nel settembre di quell'anno un'imponente
dimostrazione popolare lo costrinse a dimettersi, ma la conseguenza immediata
non fu l'istituzione di un governo più democratico, bensì
l'avvento del regime militare dei generali Uriburu e Justo che mise al bando
tutti i partiti della sinistra (Luján, Buenos Aires 1850 - Buenos Aires
1933).